La pratica della Segnatura

31.05.2025

Un tempo, nelle borgate di montagna, il medico ci metteva ore o addirittura giorni ad arrivare e spesso bisognava arrangiarsi.  

Così, per certi mali ci si affidava a donne che conoscevano gesti antichi: donne che "segnavano", cioè praticavano riti di guarigione trasmessi di generazione in generazione.
C'era chi sapeva segnare i porri, chi il Fuoco di Sant'Antonio, chi i vermi.

La segnatura era un insieme di parole e gesti uniti all'utilizzo di oggetti di uso comune – come fili immersi in una ciotola d'acqua o fiammiferi – e una profonda conoscenza spirituale, mai spiegata a voce alta. Perché non si trattava solo di un rimedio, ma di una pratica sacra, che richiedeva rispetto, concentrazione e soprattutto un passaggio diretto da donna a donna, all'interno della stessa famiglia.
Chi non la riceveva, non poteva impararla. E chi la riceveva, non poteva insegnarla a chiunque, né parlarne apertamente.
Era, ed è tuttora, un segreto. E come tutti i segreti profondi, non può essere spiegato, ma solo vissuto.

Anche nella mia famiglia questi saperi esistevano. La sorella di mia nonna, di Oviglia, sapeva segnare il Fuoco di Sant'Antonio.
E quando io ero bambina, nonostante il progresso e la medicina moderna, la mia nonna continuava a rivolgersi a una donna di Balangero che sapeva segnare i vermi.
Allora i medici non mancavano più, eppure… non era quella la prima scelta. Mia nonna prendeva il telefono, le dava la mia data di nascita, e la signora faceva il resto.
Dopo un po' richiamava:
«Sì, li ha. Ma glieli tolgo io.»
E così avveniva. Non ho mai visto con i miei occhi il rito. Non so esattamente come facesse. Ma so che funzionava, perché l'ho vissuto. E mi consola sapere che, anche se oggi tutto corre veloce, quella pratica è rimasta. È arrivata fino a me, non come potere, ma come ricordo. Un ricordo vivo, caldo, che mi lega alle donne della mia famiglia e alla saggezza silenziosa che custodivano. Oggi le donne che praticano la segnatura tradizionale, purtroppo, sono sempre meno.

E quando qualcuno dice che erano solo superstizioni, cose da masche o vecchie credenze di montagna, mi viene da sorridere.
Perché io c'ero.
E non erano stupidaggini.

Erano la nostra medicina.
La nostra memoria.
Il nostro segreto.

In ricordo di Lena, e ancora tra noi Pia e Cristina


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Buon viaggio e buona scoperta!

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