La Roia d'i Fra - Il canale dei frati

30.05.2025

Un'opera d'acqua, silenziosa e tenace, scorre da secoli tra i boschi e le pietre di Coassolo, fino a Lanzo.

La Roja d'i Frà, conosciuta anche come Roya dei Frati, è un antico canale irriguo artificiale costruito nel XVII secolo dai monaci camaldolesi dell'Eremo di Lanzo. Nata dal torrente Tessuolo, nei pressi dell'attuale Ponte Casassa a circa 630 metri d'altitudine, la roggia prende vita sulla sponda sinistra idrografica. Da lì, l'acqua comincia il suo cammino: prima in un tratto intubato, poi a cielo aperto, insinuandosi tra rocce e boschi, seguendo una via paziente, fatta di curve e muri a secco. La Roja riforniva di acqua l'eremo e i suoi campi: orti, pascoli, prati. Sosteneva il lavoro quotidiano dei frati, irrigava la terra, faceva crescere il cibo e rendeva possibile l'autosufficienza. Alcuni tratti della roggia furono scavati nella roccia viva, altri sostenuti da pietre posate a mano. All'interno del parco dell'Eremo, la Roja è ancora visibile: attraversa un antico portone, ormai quasi nascosto dalle sterpaglie del bosco, che probabilmente era proprio l'ingresso dell'eremo per chi proveniva da Coassolo e Oviglia.
Poco oltre, si può ancora riconoscere una vecchia fontana, dove l'acqua veniva accolta e poi distribuita attraverso la roggia. I canali sono ancora lì, muniti di antichi sbarramenti in ferro, un tempo utilizzati per regolare il flusso in base alle necessità dei frati. Oggi, tutto è avvolto nel muschio e nelle erbe selvatiche, ma il segno della loro ingegnosità è rimasto. Un tempo, la gestione della Roja era affidata a una figura chiamata "rouyé", il custode dell'acqua. Il suo compito era vigilare sul corretto scorrere della roggia, sulla manutenzione e soprattutto sul rispetto dei turni tra chi ne faceva uso. Un ruolo delicato e rispettato, che garantiva equilibrio tra le necessità dei frati e quelle della comunità agricola.

Curiosità sull'Eremo di Lanzo. Durante i primi anni di costruzione dell'Eremo di Lanzo, fino al 1683, i rapporti con le comunità vicine furono tutt'altro che pacifici. I frati, nel creare la loro nuova dimora spirituale, si scontrarono con le popolazioni di Lanzo, Balangero e Coassolo, che li accusavano di sottrarre terreni.
Si parla di ostacoli ai passaggi, cantieri sabotati, perfino insulti e violenze da parte dei "malviventi di Coazzolo" e delle genti di Oviglia, che rivendicavano diritti sulle terre contese.

Da I Camosci Bianchi (sito internet) e Gli Eremi Camaldolesi di Piemonte 1601-1801, Edizioni Cherasco Cultura


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