La Roia d'i Fra - Il canale dei frati
Un'opera d'acqua, silenziosa e tenace, scorre da secoli tra i boschi e le pietre di Coassolo, fino a Lanzo.
La
Roja
d'i Frà, conosciuta anche come Roya dei Frati, è
un antico canale irriguo artificiale costruito nel XVII secolo dai monaci
camaldolesi dell'Eremo di Lanzo. Nata dal torrente Tessuolo, nei pressi dell'attuale Ponte Casassa
a circa 630
metri d'altitudine, la roggia prende vita sulla sponda sinistra
idrografica. Da lì, l'acqua comincia il suo cammino: prima in un tratto
intubato, poi a cielo aperto, insinuandosi tra rocce e boschi, seguendo una via
paziente, fatta di curve e muri a secco. La Roja riforniva di acqua l'eremo e i
suoi campi: orti, pascoli, prati. Sosteneva il lavoro quotidiano dei frati,
irrigava la terra, faceva crescere il cibo e rendeva possibile
l'autosufficienza. Alcuni tratti della roggia furono scavati nella
roccia viva, altri sostenuti da pietre posate a mano. All'interno
del parco dell'Eremo, la Roja è ancora visibile:
attraversa un antico portone, ormai quasi nascosto dalle sterpaglie
del bosco, che probabilmente era proprio l'ingresso
dell'eremo per chi proveniva da Coassolo e Oviglia.
Poco oltre, si può ancora riconoscere una vecchia fontana,
dove l'acqua veniva accolta e poi distribuita attraverso la roggia. I canali sono ancora lì, muniti di antichi sbarramenti in ferro, un
tempo utilizzati per regolare il flusso in base alle necessità dei
frati. Oggi, tutto è avvolto nel muschio e nelle erbe selvatiche, ma il segno
della loro ingegnosità è rimasto. Un tempo, la gestione della Roja era affidata
a una figura chiamata "rouyé", il custode dell'acqua. Il suo compito era
vigilare sul corretto scorrere della roggia, sulla manutenzione e soprattutto
sul rispetto dei turni tra chi ne faceva uso. Un ruolo delicato e rispettato,
che garantiva equilibrio tra le necessità dei frati e quelle della comunità
agricola.
Curiosità
sull'Eremo di Lanzo. Durante i primi anni di
costruzione dell'Eremo di Lanzo, fino al 1683, i rapporti con le comunità vicine
furono tutt'altro che pacifici. I frati, nel creare la loro
nuova dimora spirituale, si scontrarono con le popolazioni di Lanzo,
Balangero e Coassolo, che li accusavano di sottrarre terreni.
Si parla di ostacoli ai passaggi, cantieri sabotati, perfino insulti e violenze da parte dei "malviventi di
Coazzolo" e delle genti di
Oviglia,
che rivendicavano diritti sulle terre contese.
Da I Camosci Bianchi (sito internet) e Gli Eremi Camaldolesi di Piemonte 1601-1801, Edizioni Cherasco Cultura
Ricorda di fotografare il CiapaMasca, taggarmi su Instagram e condividere la tua esperienza di cammino!
Buon viaggio e buona scoperta!
*INIZIATIVA IN COLLABORAZIONE CON CAMMINO DELLE VALLI E LEGGERE NEL BUIO