Main 'd Medeo, la Sercalunna
Viveva una volta a Traves una vecchia donna sola che tutti chiamavano Maìn 'd Medeo, detta anche la "Sercalunna", poiché sapeva calcolare l'epatta, la luna nuova di Pasqua.
Era stata allevata in casa di un certo Medeo, da non confondere con Medeo lo fol, ma non aveva mai conosciuto i suoi veri genitori. La sua seconda famiglia era molto povera e viveva in una casa molto brutta, senza finestre; dormiva sotto un tetto di pietre, senza sapere che cosa fosse una stufa. Questa donna, fin da bambina, andava ad aiutare tutti in paese, adattandosi a fare qualsiasi lavoro pur di poter avere una scodella di minestra e un pezzo di pane. Quando morirono i genitori le lasciarono un piccolo pezzo di terreno sulla montagna, in zona chiamata Crus d-l'Envers. Ella lavorò la sua terra e zappando con la roncola e la marra (gli unici attrezzi che possedeva) vi aprì un campo di patate. Per concimarle, doveva portare il letame con la gerla fin lassù. Durante il tragitto si fermava per riposare e cantava la sua canzone preferita: "Sposa d'amore". Questo era per lei motivo di gioia, ma era anche un allenamento per la sua voce, infatti in occasione dei matrimoni, all'uscita della chiesa, Maìn cantava agli sposi la sua canzone con parole di felicità, amore e benessere. In cambio, gli sposi facevano un'offerta in denaro e lei poteva comprarsi il necessario per vivere. Faceva la polenta con le patate, ma per non sciupare niente non le pelava. Quando aggiungeva la farina nel paiolo, tutto diventava grigio a causa delle bucce. Appena la polenta era pronta, Maìn prendeva una scodella, vi metteva un po' di aceto e un goccio d'olio e poi bagnava dentro la polenta e mangiava. Un giorno passò davanti a casa sua un signore e le disse: "Che cosa mangi Maìn?" – "Mangio il pane del povero!" – l'uomo le disse: "Tu sei più ricca di me perché io ho i soldi, ma non ho la salute, mentre tu mangi, canti, poi sonnecchi sul tuo muretto. Al risveglio fai un bel ruttino che si sente fino in piazza e ricominci a cantare!". Capitò un giorno una cosa strana per Maìn: una signora di nome Scarpetta che veniva d'estate a Traves, a Natale pensò di farla chiamare al telefono che era nell'osteria vicino a casa di Maìn. Quando Maìn dal telefono sentì la voce di Madama Scarpetta, dalla meraviglia e dallo stupore chiese: "Dove sei Madama Scarpetta? Non ti vedo eppure ti sento vicina!". La poverina non sapeva ancora che cosa fosse il telefono. Maìn era considerata da tutti una guaritrice, una veggente, una masca. Profetizzò il passaggio di una cometa sulle Levanne, "una scopa luminosa che avrebbe portato funerali e tombe". Nel 1942 la cometa del Versino apparve in cielo, presagio dei tragici anni, fino al 1945, segnati da guerra e distruzione in tutte e tre le Valli. Maìn morì all'età di circa 90 anni e una croce di legno, fino a qualche decennio fa, ricordò il suo nome di battesimo: Ambrogio Maria.
Da A la modda dli Travinèl – Aspetti, usi, costumi e tradizioni di Traves -
Insegnanti e alunni della scuola di Traves, 1980